di Ironcrown
Un ritrovamento del tutto particolare ha permesso di stabilire la presenza di volontari lituani che militarono nella Luftwaffe e che a un certo punto della guerra furono spediti in Italia per rinforzare la 4.Fallschirmjaeger Division.
Alcuni piastrini, ritrovati di scavo alcuni anni fa sul passo del Giogo, appartennero a volontari lituani assegnati al FJR12. Il reparto d’origine stampigliato sulle piastrine è il Flak Ersatz Abteilung 51
La 4.FJD fu costituita in Italia verso la fine del 1943 e da Anzio in poi operò sempre nelle nostra penisola. I quadri erano formati da veterani: molti avevano la fascetta “Afrika” o “Kreta”, ed alcuni le portavano entrambe.
La truppa era invece costituita da giovani reclute e da personale eterogeneo di varia provenienza: Flak, personale tecnico, guardie di sicurezza degli aeroporti e così via. Spesso si trattava di personale altamente qualificato che tuttavia aveva preso in mano il fucile solo durante le fasi dell’addestramento di base. Nonostante ciò la grande unità si comportò piuttosto bene durante la campagna d’Italia.
Il costante contatto con il nemico comportò gravi perdite: ritiratasi da Firenze, la divisione si posizionò sulla linea Gotica nel settore tra il passo della Futa e quello del Giogo. Nei pochi giorni di riposo che ebbe a disposizione, fu rinsanguata con giovani reclute provenienti dalla Germania (pare anche ragazzini provenienti direttamente dalla Hitlerjugend) che ricevettero un ulteriore addestramento intensivo “locale” poco prima dell’impiego in battaglia.
Probabilmente fu allora che i volontari lituani vennero aggregati al 12° reggimento; è improbabile che siano giunti al reparto prima di allora perché una più lunga presenza all’interno dell’unità avrebbe lasciato maggiori tracce storiche di quelle che ci sono pervenute. Questi rinforzi si dissolsero in pochi giorni, e un discreto numero dei prigionieri fatti sul Giogo dai GI e classificati nei rapporti dell’epoca come paracadutisti erano in realtà Lituani.
Il reparto d’origine stampigliato sulle piastrine è il Flak Ersatz Abteilung 51. Formato il 26.8.39 a Stettino-Kreckow in 4. Batterie, numerate da 1 a 4.
Nel 1941 fu convertito in schwere Flak-Ersatz-Abteilung 51 (antiaerea pesante).
Nel giugno del 1942 l’unità fu suddivisa in:
Nel 1944 la forza fu incrementata a 9 batterie; tra il novembre ed il dicembre 1944 le batterie 6. – 9. videro un impiego operativo nel Luftgau III.
Servizio (fonte: http://www.ww2.dk/):
Purtroppo al momento non è stato possibile reperire alcun riferimento ai Lituani che vi furono accorpati. E’ probabile che il Flak Ersatz Abteilung 51 sia stato utilizzato come unità di transito per “parcheggiare” temporanemente il personale inquadrato in attesa di un’assegnazione definitiva.
Secondo le scarse informazioni pervenuteci, i Lituani giunti alla 4.FJD erano circa 400, raggruppati in un "Litauer Batallion". A quanto sembra non furono di grande aiuto e molti si arresero agli Americani alla prima occasione. Immaginabile è la brutta fine che avranno fatto i superstiti dopo la guerra, quando questi furono rimpatriati in Unione Sovietica.
Le citazioni che seguono sono tratte dal libro di F. Montevecchi "La strada per Imola", University press Bologna, 1991, e sono a loro volta state tratte da altri testi.
Pag.80, riferendosi allo stato della 4FJD nel settembre '44: "...mentre il 12° reggimento venne completato con i resti del 1° reggimento d'assalto del II Fliegerkorps, con reparti di volontari lituani e con personale delle disciolte divisioni della Luftwaffe" (E. Busch, Die Fallschirmjaeger Kronik, pag.110-111, Pallas, Friedberg 1983).
Pag.87, riferendosi sempre allo stato della FJD4 alcuni giorni dopo l'offensiva della V Armata: "Una volta che la 4a Divisione paracadutisti ebbe impiegato ogni possibile uomo, perfino i pochi fidati lituani, tutto ciò che restava a Schlemm erano due battaglioni della Lehr" (H. Greiner, Kampf um Rom, Inferno am Po, pag.167, Scharnnost Buchkameradschaft, Neckargemuend 1968).
Sul recente libro di Amedeo Montemaggi "Clausewitz sulla Linea Gotica" (Angelini editore, Imola 2008) si possono trovare altri riferimenti.
Pag. 120, riguardo agli eventi del 18 settembre si legge:
"L'attacco al Bitorzolo 3 di Monte Altuzzo viene proseguito nella notte dalle compagnie "I" e "L" ed infine all'alba del 18 l'obiettivo è preso. Dei Tedeschi diversi si sono arresi, fra cui alcuni granatieri della 6. compagnia della Lehr Brigade e una quarantina di volontari lituani, che avevano più l'intenzione di disertare che di combattere, gli altri si sono ritirati al di là del passo".
La nota 140 a fondo del capitolo aggiunge:
"I lituani facevano parte di un Battaglione di Lavoro di 360/430 uomini proveniente dalla Francia meridionale. Di essi 75 erano stati dirottati su Monte Altuzzo".
Lascia un po' perplessi il "fidati lituani" presente sul libro di Montevecchi, visto e considerato quanto è stato riportato altrove, ovverosia che questi "volontari" si arrendevano alla prima occasione. Ciò che è certo è che un numero imprecisato di Lituani cadde nel corso dei combattimenti sull’Altuzzo. Di almeno due ve ne è la certezza, confermata dalla testimonianza diretta tramandataci da chi vide i corpi all’indomani della battaglia.
Ma veniamo ai piastrini per come si presentano.
Uno è in alluminio e l’altro in zinco (quello in zinco è stato trattato con inchiostro a china per rendere le iscrizioni meglio visibili e facilitare la lettura), i caratteri utilizzati sono identici ed i numeri di matricola piuttosto vicini tra loro. Gli Stammrollnummern, i numeri di identificazione assegnati ai singoli militari all’interno di una unità, sono piuttosto alti (oltre i 4000); questa è una caratteristica tipica dei reparti di formazione e rimpiazzo, dal quale transitavano migliaia di uomini. Nel contempo, un numero di matricola alto può anche far ritenere che l’inquadramento dei Lituani avvenne a guerra inoltrata.
Quasi certamente i piastrini furono stampati con la stessa macchina; furono appoggiati durante lo stampaggio su una base zigrinata, e ciò lo si vede in modo particolare sull’esemplare in alluminio.
La stessa zigrinatura anche se meno definita è presente pure sull’esemplare in zinco.