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Pelago

Pelago - Il Ponte Mediceo
Il ponte mediceo sulla Sieve, crollato per i bombardamenti, durante le operazioni di ripristino

San Francesco di Pelago, volantini tedeschi lungo la Via Forlivese

 

Fin dalla primavera del '43 nel territorio comunale circolavano gli sfiniti reduci dell'AMIR che cercavano di filtrare fra le maglie della sorveglianza nazifascista. Le "presenze irregolari" sul territorio di Pelago, crocevia naturale delle vie che uniscono Firenze al Mugello ed alla Romagna, al Casentino ed al Valdarno, divennero sempre più numerose dopo il 25 luglio e, soprattutto, dopo l'8 settembre. Questo viavai di sbandati, unito al fatto che buona parte del territorio era prospiciente alla trincea naturale sulla quale i tedeschi allestirono la linea di difesa denominata Arno, fece sì che tutta la zona venisse notevolmente militarizzata dalla Wehrmacht. La massiccia ed opprimente presenza tedesca ebbe come conseguenza quella d'ingrossare notevolmente le formazioni partigiane che già operavano nel circondario (Monte Giovi, Madonna ai Fossi, Monte Secchieta, Pratomagno). Dopo l'offensiva contro i patrioti della primavera del '44, che si concluse con l'attacco al Monte Secchieta nella notte di Pasqua, la Resistenza locale si riorganizzò in nuclei più piccoli aventi disloca-zioni diverse. Sul territorio di Pelago fu particolarmente attiva la formazione Tricolore Perseo, comandata da Braccio Forte, alias Giuseppe Politi, un maestro elementare originario della frazione di Fer¬rano che aveva servito da ufficiale nell'esercito e che era entrato ben presto nella Resistenza con svariati incarichi; egli riuscì a riunire in un'unità combattente molti degli uomini validi del luogo, alcuni polacchi fuoriusciti dalla Wehrmacht, altri militari italiani e gli scampati della precedente formazione badogliana del Secchieta. Nella frazione di Diacceto si ricorda ancora la figura del pievano Don Luigi Bucci, che si offrì ai tedeschi in cambio della vita di dieci parrocchiani, riuscendo così a farli desistere dal loro proposito che era quello di vendicare con una rappresaglia l'uccisione, ad opera di ignoti, di una loro sentinella.
Nella loro ritirata le truppe tedesche si preoccuparono di tenere aperta la via per il nord, che attraversava il Comune, devastando sistematicamente tutto il territorio che si lasciavano alle spalle. Neppure monumenti storici come il castello di Nipozzano o il ponte medievale di Pelago furono risparmiati. Purtroppo anche 18 civili inermi furono vittime di questa foga distruttrice; sorpresi nella fattoria di Poderenuovo, presso la Consuma, dove si erano rifugiati, furono massacrati senza pietà. Era la notte del 25 luglio. I primi "liberatori" apparvero il 24 agosto provenienti dal confine con Reggello e dall'Arno: erano gli inglesi del 13° Corpo. Alcuni partigiani, fra i più giovani, accolti nel I Nucleo dell'VIII Armata britannica, continuarono a combattere i nazifascisti. Pochi giorni dopo la Liberazione, su indicazione della popolazione, gli Alleati nominarono sindaco Aldo Monciatti; contemporaneamente iniziò ufficialmente l'attività del Comitato di Liberazione Nazionale. Giuseppe Politi assunse l'incarico di segretario comunale, attività che svolse anche nelle successive legislature. Nell'ottobre 1946, in seguito alle prime elezioni amministrative, fu
eletto alla carica di primo cittadino Dario Peroni, capolista delle sinistre. Egli cominciò la ricostruzione a partire dall'edilizia scolastica e da quella sanitaria. Sul territorio di Pelago sorsero un poliambulatorio specialistico, l'ospedale, la scuola media. La ripresa dell'economia fu dapprima basata, necessariamente, sull'agricoltura, la quale, comunque, non verrà mai del tutto soppiantata né dall'industria né dall'attività turistica che col tempo hanno avuto sempre maggiore importanza.
La disponibilità ad accogliere ed a conoscere il nuovo ed il diverso, che è tipica degli abitanti di Pelago, forse perché da sempre sono abituati a rapportarsi con "viandanti" di vario tipo, è da pochi anni sfociata in una vera e propria celebrazione dei valori di cui può essere portatore chi viene da altri luoghi e da altre situazioni, chi vive al di fuori degli schemi e dei canoni più usuali: l'On the road festival. Un'occasione di festa, questa, che ha sempre dimostrato come lo spirito di solidarietà e la cultura dell'accoglienza e possano far superare anche ostacoli apparentemente insormontabili quali la diversità di lingua, di tradizioni, di religione, di classe, di razza. Un'esperienza ricca di valori che sta inserendo Pelago in una fase evolutiva estremamente positiva.

Elezioni amministrative (sistema maggioritario), turno del 13 ottobre 1946: Socialcomunisti voti 2175 (72,6%); DC voti 819 (27,4%)
Elezione per l'Assemblea Costituente, 2 giugno 1946:
DC voti 1092 (26, 5%); PCI voti 1615 (39,2%); PRI voti 23 (0,6%); PSIUP voti 1158 (28,1%); UDN voti 51 (1,2%); UQ 'voti 80 (1,9%); Altri voti 97(2,4%)
Referendum Istituzionale. 2 giugno 1946: Repubblica voti 3065 (76,8%); Monarchia voti 925 (23,2%)

 

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