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Vicchio

Vicchio

Vicchio, piazza Giotto.

 

La notizia della caduta di Mussolini si diffuse a Vicchio già dalla sera del 25 luglio e fu accolta da esplosioni spontanee di gioia popolare. Gli operai pendolari di ritorno da Firenze, dettero vita ad un corteo improvvisato lungo il viale della stazione fino al centro abitato. Alcuni antifascisti issarono sul balcone del Comune la bandiera tricolore. Alla breve speranza di pace seguì il timore per l'occupazione tedesca. La popolazione si prodigò in uno straordinario moto di solidarietà verso i giovani soldati che avevano abbandonato le divise e gli ex prigionieri fuggiti dai campi di prigionia. Sin dall'armistizio, fu subito chiara la necessità di immediate risposte militari all'invasione tedesca e si moltiplicarono anche a Vicchio piccoli nuclei partigiani. Un gruppo si formò a Villore, sotto la guida di Orlando Recati, che in seguito venne arrestato e deportato in Germania. Un altro fu organizzato a Malnome, sopra Gattaia, da Bruno Gasparrini; esso nel gennaio si unì con il gruppo partigiano stanziato sul Monte Morello, dando vita alla formazione Checcucci.

Nei primi mesi del '44 esisteva già un Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.) di cui faceva parte anche un rappresentante dei coloni, Ottavio Grifoni, a testimonianza dello stretto legame tra lotta partigiana e mondo contadino che caratterizzò la resistenza mugellana e vicchiese.
Il 25 febbraio del '44 si riunirono sotto il palazzo comunale di Vicchio oltre 250 contadini che protestavano contro le angherie dei fascisti. La manifestazione trovò immediato riscontro in numerose azioni di sabotaggio degli ammassi di grano e nell'attività delle bande partigiane. Il 6 marzo, infine, ebbe luogo l'attacco e l'occupazione del centro abitato di Vicchio ad opera dei partigiani della Checcucci e della Faliero Pucci; un episodio importante della Resistenza che consentì di allentare la pressione fascista sulla città di Firenze.

La reazione non si fece attendere. Centinaia di militi della Guardia Nazionale Repubblicana affluiti da Firenze invasero il paese. Molti furono gli arresti. Alcuni giovani furono processati a Firenze; sette furono condannati a morte e cinque di questi fucilati il 22 marzo al Campo di Marte a Firenze. Ma l'attività partigiana era ormai incontenibile; godeva dell'appoggio dei contadini. Nel luglio i partigiani decisero di sabotare la raccolta del grano per impedire ai nazifascisti di approvvigionarsi. La repressione fu, ancora una volta, durissima: a Padulivo, fra il 10 e l'11l luglio, le SS della Goering catturarono e fucilarono 15 ostaggi. La Liberazione di Vicchio, come quella degli altri paesi del Mugello, avvenne sotto il comando dei C.L.N. e coincise con l'offensiva alleata contro la Linea Gotica durante la prima decade di settembre. Gravissimi furono a Vicchio i danni causati dalla guerra alle infrastrutture civili, alle abitazioni e alle maggiori testimonianze architettoniche. Le due antiche torri medievali agli ingressi del centro abitato furono rase al suolo. Nel settembre il C.L.N. nominò la Giunta comunale che fu presieduta dal sindaco Guido Boccaletti. In seguito alle elezioni amministrative del '46 si formò una solida maggioranza di sinistra, che espresse la Giunta, alla cui guida fu eletto Attilio Daspri. In seguito a dimissioni fu sostituito da Manlio Poggiali che guidò il Comune fino al luglio '57, sostituito poi da Mario Becchi. A questi successe Giglio Cadas e poi Muzio Cesari, Roberto Berti, Ubaldo Salimbeni e Alessandro Bolognesi. Gli anni del dopoguerra furono caratterizzati da grandi sconvolgimenti economici e sociali. La popolazione quasi si dimezzò rispetto al cinquantennio precedente a causa dell'esodo dalle campagne.

Una figura di primo piano nella storia di Vicchio nel dopoguerra è sicuramente quella di Don Lorenzo Milani, che operò dal 1954 al 1967 nella piccola frazione di Barbiana, esercitando una grande influenza sulla Chiesa e sulla pedagogia.
Al 1981 risale il gemellaggio con la cittadina di Tolmin in Slovenia. La tragedia della guerra nella ex Jugoslavia ha rafforzato i legami di solidarietà con quelle popolazioni, originando iniziative volte a portare un aiuto concreto a quella gente, a cui hanno partecipato tutti i cittadini vicchiesi.

Elezioni amministrative (sistema maggioritario), turno del 24 marzo 1946:

Blocco Democratico della Ricostruzione (Socialcomunisti) voti 4612 (77,8%);
DC voti 1312 (22,2%)

Elezione per l'Assemblea Costituente, 2 giugno 1946:

DC voti 1236 (20,4%): PCI voti 1972 (31,8%); PRI voti 38 (0,6%);
PSIUP voti 253 7 (40,9%); UDN voti 93 (1,5%); UQ voti 132 (2,196);
Altri voti 165 (2, 7%)

Referendum Istituzionale, 2 giugno 1946:

Repubblica voti 4817 (80,9%); Monarchia voti 1136(19,1%)
 

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