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Vaglia

Vaglia

Vaglia, i ruderi di Casa Sarti.

 

Dopo l'8 settembre 1943 e con l'apertura dei campi di concentramento dei prigionieri di guerra alleati, la zona di Monte Morello, al confine tra Vaglia e Sesto Fiorentino, divenne il ritrovo degli antifascisti e degli ex-internati, ai quali le popolazioni locali fornivano alloggio, cibo e cambio di abiti. Nel territorio di Vaglia le due famiglie Biancalani e Sarti, le cui abitazioni si trovavano a Morlione, in prossimità di Paterno, erano in contatto con un centro di aiuti: a circa 3 chilometri da Morlione, alle pendici del Monte Morello, era stato organizzato un accampamento formato da tende militari, in cui gli ex-prigionieri potevano trovare rifugio. Per scaldarsi, poiché accendere fuochi era rischioso, al mattino andavano a piccoli gruppi a casa del Sarti.

Il pranzo e la cena venivano portati al campo dai Biancalani e dai Sarti, a turno; mentre il guardia-caccia Gabriello Mannini li riforniva di carne fresca. Quando tutto era tranquillo, i rifugiati contraccambiavano eseguendo piccoli lavori. La situazione precipitò nella primavera del '44 Il 4 aprile un gruppo di partigiani scendeva dalle pendici del Monte Morello fino alla stazione di Montorsoli, sulla Faentina; si era saputo che il treno 2328 portava 3 vetture di militi repubblichini e tedeschi. I partigiani occuparono la stazione e si appostarono: al sopraggiungere del treno seguì una violenta e disordinata sparatoria. I nazifascisti ripresero la stazione ed il treno riuscì a ripartire, fermandosi poi a Fontebuona, dove furono raccolti i morti e soccorsi i feriti.

Una settimana dopo, il 10 aprile, lunedì di Pasqua, i tedeschi rastrellarono il versante nord orientale del Monte Morello: a Cerreto Maggio entrarono nella chiesa e presero in ostaggio alcune persone compreso il parroco Don Mario Martinuzzi. Intanto a Cerreto un gruppo di soldati tedeschi uccideva davanti ai famigliari il guardia-caccia Gabriello Mannini e ne bruciava la casa. Un brano di una lettera di Don Martinuzzi all'arcivescovo di Firenze può aiutarci a comprendere la drammatica situazione in cui viveva tanta gente innocente: "(...) Per ora non si è avuto una pausa, un riposo, un respiro, ogni momento che passa è un boccone di veleno. Cerreto sembra una terra maledetta, tanta è la desolazione, il pianto e lo spavento in ogni famiglia, perché è purtroppo vero che, in proporzione, da nessuna parte, come in questa zona si sono avuti tante stragi e danni...".La barbarie nazista sembrava non avere fine: a Morlione, furono uccisi Fortunato e Aurelio Sarti, Savino e Giovanni Biancalani e venne dato fuoco alle loro case. Il giorno successivo, i tedeschi uccisero Cesare Paoli, mentre il boscaiolo Silvio Rossi fu trovato morto in una capanna di Cercina. Né il paese di Paterno, né le altre case dei dintorni subirono violenze: la ferocia nazista fu rivolta solo verso coloro che avevano nascosto ed aiutato gli ex internati. All'approssimarsi del fronte i guastatori tedeschi minarono la ferrovia tra Fondi di Cercina e Fontebuona ed anche gran parte del capoluogo per sbarrare la strada agli Alleati.

Dal 7 giugno l'amministrazione di Vaglia cessò il suo regolare funzionamento; il transito militare e la sosta dei soldati, che si accamparono perfino nell'archivio comunale, resero sempre più difficile la vita del paese. Il 24 luglio la prefettura autorizzò la sospensione dell'attività del Comune. Vaglia venne liberata il 6 settembre; l'8 settembre il Comune riprese la propria attività con la nomina, da parte delle autorità militari, di Mario Ancillotti, quale sindaco provvisorio. Successivamente il 5 novembre 1944 divenne sindaco, per incarico del Governo Militare Alleato ed in attesa delle elezioni il dott. Giorgio Pozzolini. Il 10 marzo 1946 si tennero in Vaglia le prime elezioni del dopoguerra; risultò eletto primo cittadino il dott. Antonio Nardi.

All'inizio del 1947 la carica passò a Ferruccio Innocenti. Iniziò il lavoro di ricostruzione, anche con l'aiuto dei soldati americani, che intervennero con i mezzi di trasporto. Nel 1947 terminarono i lavori di rifacimento della Bolognese, tanto che potè transitare, con grande successo, la XIV Mille Miglia. Nella carica di sindaco si succedettero Ghino Giorgerini (1951-1965), Livio Campani (1965-1980) e Mario Lastrucci.

Elezioni amministrative (sistema maggioritario), turno del 10 marzo 1946:

Blocco Democratico della Ricostruzione (Socialcomunisti) voti 1570 (80,1%);
DC voti 389 (19,9%)

Elezione per l'Assemblea Costituente, 2 giugno 1946:

DC voti 402 (19,4%); PCI voti 868 (41,8%); PRI voti 24 (1,2%);
PSIUP voti 621 (29,9%); UDN voti 33 (1,6%); UQ voti 72 (3,5%);
Altri voti 56 (2, 7%)

Referendum Istituzionale, 2 giugno 1946:

Repubblica voti 1)42 (77,4%); Monarchia voti 450 (22,6%)
 

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