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"Io sono vivo - scriveva alla curia fiorentina Don Antonio Boschi, pievano di San Piero a Sieve il 16 settembre 1944 - nonostante giorni e notti terribili. Nella notte dall'8 al 9 settembre tante cannonate furono tirate sul paese; la chiesa e la canonica non subirono danni. Però i tedeschi, facendo saltare il ponte sul torrente (unito alla chiesa) causarono gravissimi danni sia alla chiesa che alla canonica. Io da venti giorni dormo in cantina dove costudisco anche l'immagine della Madonna. Potei avere contatto con le autorità tedesche ed impedii che nel mio Comune si facessero rastrellamenti e deportazioni di uomini".
Già all'inizio dell'estate di quell'anno, con l'avvicinarsi del fronte, la popolazione aveva abbandonato i centri abitati riversandosi nelle campagne per mettersi al riparo dalle angherie delle truppe di occupazione e dagli attacchi aerei degli Alleati che, per ostacolare la ritirata tedesca, bombardavano quotidianamente le vie di comunicazione. Durante quel periodo numerose furono le vittime civili. Le elenca, invitando "tutti e specialmente i giovani a ricordarle e a serbare' per loro la gratitudine che loro deve la nuova Italia", un numero unico intitolato "Liberazione di San Piero a Sieve", datato 16 settembre 1945: Bruna Orsini, Emilia Poggi, Francesco Giani, Emilio Luchi, Vasco Chirsi, Bruna e Marisa Chiesi e Anna Maria Margheri, deceduti in seguito a bombardamento; Emilio Villani, Angiolo Cavaciocchi, Giovanna Taiuti, Rosa Baldini, Giocondo Nutini, Luigi Degl'Innocenti, Quinto Tagliaferri e Giovanni Berti, uccisi dallo scoppio di mine e granate. La pubblicazione sottolineava inoltre che "la festa della Liberazione che doveva celebrarsi il giorno 10 settembre è stata rinviata al l6 in» attesa che una certa marchesa abbia potuto raccogliere l'uva dei suoi campi. A parte il fatto della poca fiducia che ci offende, domandiamo alla nobildonna perché non cercò di rinviare anche l'occupazione tedesca, visto che avvenne nel periodo della vendemmia". Frase che al di là del fatto specifico, costituisce una significativa testimonianza della voglia di cambiamento che la guerra e le sofferenze patite avevano ingenerato nella popolazione.
In effetti San Piero a Sieve fu liberato il 10 settembre 1944 dalle truppe americane, alle quali aveva fornito le necessarie informazioni logistiche per l'avanzata un gruppo di partigiani della Divisione Potente. Lo stesso numero ricorda la presenza nella zona di San Piero della 303a Squadra del Partito d'Azione e del suo organizzatore e animatore, Aldo Fedi; catturato il 10 giugno 1944 dai tedeschi, dopo esser stato interrogato dalle SS, fu avviato al campo di concentramento di Fossoli e da qui deportato a Mauthausen, da cui non fece ritorno. Per qualche mese, prima di essere consegnato ai parenti, il cimitero di San Piero accolse il corpo di un giovane partigiano, Domenico Trefilò; una menzione particolare merita anche il sampierino Silvano Stefanacci che continuò la lotta contro i nazifascisti e morì combattendo per la liberazione di Milano. La guerra ed il passaggio del fronte provocarono nel Comune, come in tutto il Mugello, gravissime distruzioni: linee ferroviarie, ponti, acquedotti, silos granari, elettrodotti, cabine elettriche e opere pubbliche furono duramente colpite. Gravi danni patì anche l'agricoltura.
Questa era la situazione all'indomani della liberazione; il Comitato di Liberazione Nazionale pose mano alla ricostruzione, nominando la Giunta municipale così composta: ing. Vieri Bencini, sindaco; Piero Bini, Raffaello Bini, Luigi Romei, Luigi Lorenzi, dott. Neri Corsini, Don Antonio Boschi, assessori. La costituzione della Giunta venne poi ratificata dal cap. Twilly, rappresentante del Governo Militare Alleato. Nel dicembre 1944 venne nominato sindaco Fernando Frandi, sostituito, nel novembre 1945 da Gino Parigi.
Nel marzo 1946 si svolsero anche a San Piero le prime elezioni amministrative, in seguito alle quali fu eletto, a capo di una giunta Socialcomunista, Gino Dreoni. Tale maggioranza non è più cambiata ed ha espresso nel corso di questi anni varie Giunte municipali guidate da Franco Ottanelli, Luigi Baggiani, Enrico Ricci e Mauro Dugherì.
Elezioni amministrative (sistema maggìoritario), turno del 24 marzo 1946:
Socialcomunisti voti 1431 (78,5%); DC voti 391 (21,5%)
Elezione per l'Assemblea Costituente, 2 giugno 1946:
DC voti 309 (15,0%): PCI voti 688 (33,5%); PRI voli 38 (1,8%,); PSIUP voti 818 (39,8%,); UDN voti 25 (1,2%); UQ voti 94 (4,6%); Altri voti 83 (4,0%)
Referendum Istituzionale, 2 giugno 1946:
Repubblica voli 1598 (81, 7%); Monarchia voti 357 (18,3%)
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