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Nel Comune di Barberino di Mugello l'antifascismo si era profondamente radicato; prova ne fu l'imponente manifestazione avvenuta nel 1936, in occasione dei funerali di Cirillo, un giovane calzolaio comunista morto suicida. Così, subito dopo la proclamazione dell'armistizio, furono intraprese delle iniziative per contrastare i nazifascisti. Pochi giorni dopo l'8 settembre, si costituì il Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N formato dai comunisti Cera, Mengoni, Bicchi e Banchelli, dai demo cristiani Fava e Collini e dai socialisti Borsotti e Dreoni. Sin dall'inizio la Resistenza potè contare sull'appoggio della stragrande maggioranza della popolazione; su oltre 10.000 abitanti, furono soltanto 17 le persone che andarono al nord con i tedeschi e la Repubblica di Salò. Un contributo notevole alla Guerra di Liberazione venne dato dal giovane clero barberinese, con in testa il pievano Don Giuseppe Focacci. Barberino, facendo leva sulla sua campagna, si trasformò in un centro di raccolta e di rifornimento delle prime formazioni partigiane del Mugello. Nella battaglia della Fonte dei Seppi, alle pendici di Monte Morello; tra i tedeschi e la Brigata Fanciullacci, costituita da molti giovani del Comune, persero la vita quattro barberinesi: Raffaello Biancalani, Corrado Frigidi, Alfredo Landi e Nello Braccesi.
La guerra lasciò profonde ferite a Barberino, dal quale la Linea Gotica distava appena una decina di chilometri: furono distrutte tutte le più importanti opere pubbliche e la Liberazione, avvenuta: l'11 settembre 1944, trovò il paese ridotto in gravissime condizioni. L'indomani il C.L.N. costituì la prima amministrazione comunale, composta da Giuseppe Fava, sindaco (una figura molto stimata, ancora presente nella memoria della gente), Severino Gera, Renato Mengoni, Venturino Baldini, Vasco Biechi, Ferdinando Borsotti e Angelo Collini. Le elezioni amministrative del 1946 sancirono la vittoria dei Socialcomunisti che espressero il sindaco nella persona di Vasco Biechi, comunista (da notare che, dalle elezioni per l'Assemblea Costituente, diversamente da tutti gli altri centri mugellani, il PCI fino al 1990 ha sempre avuto la maggioranza assoluta dei suffragi).
Ancor prima del tessuto economico, a Barberino si ricostituì quello sociale e politico: i tre partiti maggiori, PCI, DC e PSI dimostrarono subito un radicamento assai forte, si organizzarono circoli e associazioni, riprese vivace l'attività di volontariato. Sul versante economico, per cercare di far fronte alla drammatica situazione occupazionale, vennero create diverse cooperative di lavoratori: nacquero così le cooperative dei minatori (nei pressi del paese vi sono vasti giacimenti di lignite, oggi abbandonati), dei muratori, dei calzolai. Alle difficoltà del dopoguerra si aggiunse poco dopo il fenomeno dell'abbandono delle campagne; Barberino passò dagli oltre 10.000 abitanti che aveva negli anni Venti ai poco più di 7000 della fine degli anni Sessanta. Furono anni di grave impoverimento, i centri rurali diventarono paesi fantasma; la stessa vita sociale e culturale ne risentì. Ma successivamente, il Comune potè beneficiare della generale ripresa economica grazie anche alla costruzione dell'autostrada del Sole.
Barberino, da comunità prevalentemente agricola, si trasformò in pochi anni nel principale polo industriale del Mugello, insieme a Scarperia. Ciò ha provocato una consistente immigrazione dal sud, in particolare dalla Basilicata, avvenuta senza particolari traumi, a testimonianza delle risorse di solidarietà e di accoglienza ancora ben presenti nella popolazione. Le amministrazioni che si sono succedute sono riuscite a far fronte alle aumentate esigenze della popolazione; sono stati realizzati nuovi servizi sociali, nuove scuole, l'asilo nido, le palestre e gli altri impianti sportivi. Infine è stato ricostruito il teatro comunale Bartolomeo Corsini, la più moderna struttura del genere nell'intero territorio mugellano.
Elezioni amministrative (sistema maggioritario), turno del 6 ottobre 1946:
Socialcomunisti voli 3747 (76,6%); DC voti 1145 (23,4%)
Elezione per l'Assemblea Costituente, 2 giugno 1946:
DC voti 1443 (22,2%): PCI voli 3337 (51,4%): PRI voti 37 (0,6%); PSIUP voti 1201 (18,5%); UDN voti 105 (1,6%); UQ voti 222 (3,4%); Altri voti 151 (2,3%)
Referendum Istituzionale, 2 giugno 1946:
Repubblica voti 5286 (83,9%); Monarchia voti 1014 (16,1%)
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