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La popolazione di Borgo San Lorenzo, soprattutto i mezzadri, che allora ne rappresentavano la maggioranza, visse i tumultuosi avvenimenti seguiti al colpo di stato del 25 luglio 1943, come l'occasione per liberarsi dii secolari vincoli di soggezione, messi in discussione dalle lotte del 1920 per la revisione del contratto colonico, ma subito ribaditi dal regime fascista. Il sollievo e la gioia popolare per la caduta dell'odiato regime si espresse immediatamente.il giorno successivo con una grande manifestazione, nel corso della quale furono distrutti i simboli e le scritte fasciste sugli edifici pubblici e privati.
Per prevenire le vendette dei perseguitati e reprimere l'estendersi dei disordini i carabinieri reagirono con arresti e fermi di alcuni dimostranti; fu questa la prova più evidente che il governo Badoglio non rappresentava una vera rottura con il passato, anche se ai partiti antifascisti era stato concesso di uscire dalla clandestinità e di riprendere i contatti con la realtà sociale e produttiva della valle mugellana. Particolarmente attivi nella zona ' furono il Partito Comunista ed il Partito d'Azione che diffusero la parola d'ordine di resistere con ogni mezzo all'occupazione tedesca.
Con l'armistizio dell'8 settembre si formarono in tutto il Mugello diverse bande partigiane; a Borgo San Lorenzo si costituì la Brigata Lavacchini, al comando di Donatello Donatini (Dona), che si distinse subito per un attacco ai silos del Consorzio Agrario, da cui venne sottratto un grosso quantitativo di grano proveniente dagli ammassi forzosi. In questo modo si creò uno stretto legame tra la lotta contro le requisizioni dei tedeschi e gli interessi dei mezzadri che non vennero defraudati più dei frutti del loro lavoro.
A Ronta operava un gruppo partigiano che faceva capo a Giustizia e Libertà, diretto da Riccardo Gizdulich (capitano Bianchi). Per tutto l'inverno del 1944 i partigiani borghigiani furono impegnati nel lavoro di rifornimento e di collegamento con le altre brigate operanti nella zona di Gattaia e Monte Giovi e nell'assistenza alle famiglie sfollate nella zona di San Cresci, dopo che il disastroso bombardamento alleato del 30 dicembre 1943 (che provocò un centinaio di morti fra i civili) aveva imposto l'evacuazione del paese. Questa attività di sostegno logistico, non cessò neppure dopo il successo dell'attacco dei partigiani al paese di Vicchio avvenuto il 6 marzo 1944, che provocò una dura reazione dei nazifascisti che obbligarono le Brigate ad un ripiegamento verso il Falterona ed il Pratomagno.
Nello stesso mese di marzo si costituì il locale Comitato di Liberazione Nazionale, presieduto da Donatello Donatini, del quale facevano parte anche Danilo Dreoni, Antonio Comucci, Luigi Niccolai, Attilio Fredducci e Ismaello Ismaelli. Quest'ultimo, "leggendario" contadino del triangolo Ronta-Panicaglia-San Giovanni, fondatore delle leghe bianche mugellane, nella Guerra di Liberazione collaborò attivamente con la Brigata Rosselli che operò nel medio e nell'alto Mugello. Nelle settimane successive, mentre l'esercito alleato continuava lentamente la sua avanzata, la struttura repressiva della Repubblica di Salò si andò progressivamente disgregando. I partigiani intensificarono gli attacchi sia per salvare il bestiame dalle razzie, sia per sottrarre il nuovo raccolto di grano alle requisizioni, ricorrendo, per questo, anche al sabotaggio delle trebbiatrici meccaniche.
Quando l'11 settembre 1944 le truppe alleate arrivarono nel Mugello, Borgo San Lorenzo e gli altri paesi della vallata erano già sotto il pieno controllo delle forze partigiane, che, come avevano cercato di evitare le devastazioni dei tedeschi in ritirata, impedirono le rappresaglie indiscriminate contro i fascisti rimasti. Il forte seguito che il Partito Comunista, uno dei principali protagonisti della Resistenza nella zona, ha sempre riscosso tra la popolazione è testimoniato anche dai risultati delle elezioni amministrative. Nel 1946 venne riconfermato il sindaco eletto dopo la Liberazione, Giuseppe Maggi, che venne sostituito nel 1950 da Giuseppe Graziani. Quest'ultimo ha presieduto l'amministrazione comunale fino al- 1973, quando è divenuto sindaco proprio un partigiano, Bruno Panchetti, sostituito nel 1980 da Luciano Baggiani, attualmente in carica.
Elezioni amministrative (sistema maggioritario), turno del 6 ottobre 1946:
Blocco Democratico della Ricostruzione voti 5442 (70,4%); DC voti 2283 (29,6%)
Elezione per l'Assemblea Costituente. 2 giugno 1946:
DC voti 2571 (26,8%); PCI voti 4182 (43,6%); PRI voti 39 (0,4%); PSIUP voti 2083 (21, 7%); UDN voti 113 (1,2%); UQ voti 405 (4,2%); Altri voti 193 (2,0%) Referendum Istituzionale, 2 giugno 1946: Repubblica voti 7223 (76,6%); Monarchia voti 2212 (23,4%)
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