|
Anche i palazzuolesi, come quasi tutti gli Italiani, festeggiarono l'8 settembre 1943, con grande calore, illudendosi che la guerra fosse finita; purtroppo non era così. Nei mesi invernali del 1943-'44, sui monti intorno al capoluogo, si organizzarono i primi nuclei partigiani, in particolare sul Monte Faggiola. Il 29 maggio 1944, un lunedì mattina alle 4, il paese si trovò circondato dalle truppe tedesche che controllarono tutte le case una per una, frugando nei luoghi più nascosti. Circa 30 giovani palazzuolesi vennero arrestati ed inviati nei campi di concentramento tedesco; alcuni purtroppo non tornarono più. Inoltre furono bruciati le stalle e i fienili di tre poderi, Calcinelli, Nevale e Valdoniche, che erano di proprietà del gen. Raul Chiariotti, noto antifascista, e venne sequestrato anche tutto il bestiame. Circa 30 giovani palazzuolesi furono sequestrati ed inviati nei campi di concentramento in Germania; alcuni purtroppo non sono più tornati. Il 13 giugno, alle ore 17, una Compagnia di partigiani della XXXVI Brigata, al comando di Lorenzini, occupò il paese. Vennero distrutti gli uffici leva del Comune e furono distribuiti alla popolazione circa 200 quintali di farina di grano, conservati nei magazzini dell'ammasso. Non ci furono scontri armati, non successe niente di grave. A sera i patrioti si ritirarono dal paese, tornando sul Monte Faggiola. L'occupazione da parte dei partigiani comandati da Guerrini venne ripetuta il 22 giugno, anche questa volta senza danno per alcuno.
La XXXVI Brigata Bianconcini che operò sul territorio comunale si era formata nei primi mesi del 1944, localizzando i suoi comandi prima sul Monte:Faggiola, poi sul Monte Carzolano in località Ca' di Vestro ed infine nella valle della Sintria, in località Presiola. La sera del 25 settembre le truppe tedesche prima di lasciare il paese fecero saltare il ponte sul fiume Senio oltreché la polveriera che si trovava nei locali della pesa pubblica. Le due esplosioni arrecarono notevoli danni a numerosi edifici fra i quali la chiesa parrocchiale che si trovava nei pressi della polveriera. Inoltre vennero distrutti il ponte di Mantigno sulla strada dell'Alpe, il ponte di Camaggiore sulla strada della Faggiola, il ponte di Salecchio sulla strada per Mar-radi, il muraglione del Capannone ed il ponte del Castagno sulla strada Casolana Riolese. La distruzione di queste strutture lasciò il paese completamente isolato. I ponti furono ricostruiti provvisoriamente dalle truppe di liberazione nei giorni successivi tramite delle strutture in ferro. Più ad est, nel settore del XIII Corpo, con l'occupazione del Monte Carzolano, il gen. Redmayer aveva la possibilità di dilagare nella valle del Senio purché fosse ripristinata l'antica strada, in parte ridotta a sentiero, che da Passo dei Ronchi scendeva vertiginosamente a Palazzuolo. La pista denominata "bulloch route", dalle foto aeree sembrava in buone condizioni ma in realtà era altamente disastrata.
La XXIII Compagnia Genieri lavorò quattro giorni e quattro notti per completare il tratto di sette chilometri fino a Palazzuolo, ma quando fu terminato viaggiarvi era, secondo il parere di un autista britannico "un'avventura da far rizzare i capelli". La 66- Brigata, tuttavia, scese dal Carzolano e si inoltrò tra le montagne che circondano Palazzuolo. Il paese fu liberato il 25 settembre 1944 dal secondo Battaglione Middlesex al comando del ten. col. Chimay. Il Battaglione faceva parte del XIII Corpo di Armata britannico al comando del gen. Redmayer. Palazzuolo sul Senio subì danni rilevanti: i civili morti per cause di guerra furono 28, di cui 13 fucilati dalle truppe tedesche il 17 luglio 1944 nel tragico eccidio di Crespino. Il paese rimase base di rifornimento per le truppe alleate. Infatti, fino al 22 aprile 1945, il fronte rimase bloccato lungo il corso del fiume Senio sul lato est e lungo la vena del gesso sul lato nord, a soli 22 chilometri dal capoluogo. Da rilevare come negli ultimi mesi del conflitto, entrarono in linea nella zona di Palazzuolo i battaglioni Folgore e San Marco, appartenenti alla Divisione Friuli del ricostruito Esercito italiano. Il primo sindaco nominato dopo la Liberazione dal Governo Militare Alleato, fu Odoardo Strigelli, mentre il primo cittadino democraticamente eletto in seguito alle elezioni del 1946, fu Francesco Pagliazzi.
Elezioni amministrative (sistema maggioritario) turno del 6 ottobre 1946:
Socialcomunisti voti 836 (54.6%); OC voli 695(45.4%)
Elezione per l'Assemblea Costituente. 2 giugno 1946:
DC voti 688 (39,7%); PCI voti 499 (28,8%); PRI voti 78 (4,5%); PSIUP voti 376 (21, 796); UDN voti 16 (0.9%); UQ voti 30 (1. 7%); Altri voti 48 (2.8%)
Referendum istituzionale, 2 giugno 1946:
Repubblica voti 1255 (75.8%); Monarchia voti 400 (24,2%)
|